Droghe: il proibizionismo totale peggiora la situazione

Gabriele Giovannetti

E’ apparsa oggi sui media locali la notizia circa l’incremento della diffusione delle droghe pesanti in modo particolare tra i giovani.

Da tempo come Istituto Milton Friedman ci occupiamo degli effetti distorsivi generati dalle politiche proibizioniste nei settori più diversi. In Italia esiste uno dei modelli più severi e al contempo fallimentari d’Europa.

I risultati delle politiche governative italiane in materia di sostanze stupefacenti, che invece di gestire e in qualche misura regolamentare il fenomeno si limitano a vietarlo e perseguirlo sono un perfetto esempio dell’inefficacia generale di tale impostazione proibizionistica.

In diverse pubblicazioni lo stesso Premio Nobel per l’Economia prof. Milton Friedman ha analizzato diffusamente tale problematica evidenziando come negli Stati Uniti la guerra totale alla droga non avesse in realtà prodotto alcun risultato concreto e al contrario come questa avesse acuito quegli effetti disastrosi dati dal consumo di droghe che oggi registriamo anche qui da noi.

I risultati del Proibizionismo totale hanno infatti come effetto concreto e dimostrato quello di non riuscire a contenere il consumo di droghe leggere e pesanti bensì di aumentare il numero morti a causa dell’assenza totale di controlli sulla qualità, di aumentare il numero di consumatori abituali e occasionali, di favorire il passaggio dalle droghe leggere alle droghe pesanti (nella maggior parte di più facile importazione e meno costose per il consumatore finale) e, di non secondaria importanza, di accrescere il potere e le ricchezze di coloro che gestiscono nell’illegalità le attività di produzione e vendita dei prodotti.

Se si avesse il coraggio di liberalizzare il settore per quanto concerne almeno le droghe leggere regolamentandolo come avviene per il consumo di tabacco e di bevande alcoliche i risultati sarebbero sicuramente maggiori, sia sul piano della prevenzione che su quello della cura.

A titolo di esempio si possono prendere i risultati della legislazione olandese che, con un regime liberale, ma regolamentato, di tolleranza rispetto alle droghe leggere, non solo risulta essere uno dei Paesi con il più basso tasso di decessi relativi al consumo di sostanze stupefacenti d’Europa, ma ha anche visto un decremento del consumo di qualsiasi tipo di droghe in particolare tra i più giovani. 

Secondo i dati recenti del EMCDDA (European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction) l’Italia a differenza dell’Olanda è in testa per il consumo di droghe non solo in generale ma anche in particolare tra i più giovani.

I vantaggi di una legislazione liberale si riverberano anche nel contrasto al consumo di droghe pesanti e alle politiche di prevenzione nei confronti di queste ultime che sono veramente dannose per la salute.

La nostra proposta è quindi quella di, abbandonando l’infondata paura che una decriminalizzazione delle droghe leggere possa comportare un aumento sproporzionato della domanda, abbracciare un modello che liberalizzando e regolamentando, in maniera simile a quanto avviene con gli alcolici, il consumo delle droghe leggere si possano ottenere effetti similari a quelli ottenuti nei Paesi Bassi e negli altri Stati in cui tale modello ha dimostrato di saper essere vincente..

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