IL PERICOLOSO PRECEDENTE DELL’ESPROPRIO MASCHERATO

IL SEGUENTE ARTICOLO E’ STATO PUBBLICATO DA EURACTIV ITALIA E DA EURACTIV GERMANIA A FIRMA DEL NOSTRO DIRETTORE ESECUTIVO ALESSANDRO BERTOLDI:

Giovedì 20 aprile 2023 con un emendamento alla legge sulla sicurezza energetica (EnSiG), il Bundestag ha ampliato i poteri dello Stato sulle società sotto la sua amministrazione fiduciaria. Quest’emendamento consente al controllore di decidere al posto dell’azienda perfino la vendita dei suoi assets.

Nel dibattito del 20 aprile, i politici della coalizione di maggioranza hanno cercato di presentare la modifica della legge come una decisione fondamentale e lungimirante per affrontare le future emergenze.

Il verde Bernhard Herrmann ha persino parlato di intervento statale finalizzato al “bene comune”.

In sostanza è una misura volta a sistemare la questione della compagnia petrolifera russa Rosneft e della sua filiale tedesca. Rosneft Deutschland è attualmente il proprietario di maggioranza della raffineria PCK a Schwedt, nel Brandeburgo, dove detiene il 54% delle azioni della società. E dall’autunno dello scorso anno, Rosneft Deutschland è sotto amministrazione controllata della Federal Network Agency e ora sta per essere espulsa dal mercato tedesco.

Alla vigilia del voto, i membri dei gruppi parlamentari SPD, Verdi e FDP hanno dichiarato che uniformeranno il loro voto alla volontà espressa dal governo, senza avvalersi della libertà di coscienza prerogativa di ciascun membro del Parlamento.

Tutti i partiti di opposizione hanno preso posizione contro l’emendamento. 381 parlamentari hanno votato a favore e 272 contro il disegno di legge. Dei sei deputati non iscritti a gruppi, tre hanno votato contro e uno a favore, 83 gli assenti.

Secondo la legge attualmente in vigore, una vendita della partecipazione di Rosneft nella raffineria sarebbe consentita solo se ciò fosse necessario per mantenere il valore della società stessa. Con la modifica della legge, dovrebbe essere consentita anche una vendita “per garantire il funzionamento della comunità nel settore energetico e per mantenere la sicurezza dell’approvvigionamento” sulla base di una valutazione del governo.

In quanto filiale della casa madre russa, Rosneft Deutschland era in realtà una garanzia che il petrolio russo sarebbe sempre arrivato in modo affidabile a Schwedt, ovviamente fino all’entrata in vigore delle sanzioni europee sul greggio.

La raffineria russo-tedesca, fino a quel momento, ha fornito il 90 percento del carburante di Berlino e il 10 percento di tutto il carburante della Germania.

I politici della maggioranza di governo non fanno mistero del fatto che la nuova versione della legge sulla sicurezza energetica che è stata approvata dà loro l’opportunità di condizionare direttamente le società che sono sotto amministrazione fiduciaria senza doverle prima nazionalizzare.

Anche il governo federale aveva sondato la possibilità di assumere decisioni radicali sulle società controllate dallo Stato, ma si era preoccupato di addentrarsi in un terreno giuridicamente incerto. Un esproprio diretto avrebbe potuto essere dichiarato illegittimo dai tribunali nazionali ed internazionali. Le leggi attualmente in vigore anche a livello internazionale hanno proprio lo scopo di evitare questo rischio.

Grazie all’emendamento approvato, il Governo, può teoricamente vendere le azioni Rosneft nella raffineria Schwedt, senza la necessità formale di nazionalizzare, ma comunque escludendo l’attuale azionista di maggioranza.

Tuttavia non è detto che il governo federale abbia fatto bene i conti. Rosneft aveva già intentato una causa contro l’amministrazione controllata da parte della Federal Network Agency lo scorso anno. Il Tribunale amministrativo federale ha archiviato la causa a marzo, ma la scorsa settimana è stata intentata una nuova causa.

Che si tratti di un esproprio mascherato è ovviamente chiaro anche alla maggioranza di governo, la quale deve però rispondere a due necessità politiche difficilmente conciliabili: espellere la proprietà russa dalla raffineria e salvare la faccia sul piano formale e giuridico.

L’utilizzo della norma contro una società russa può risultare politicamente praticabile oggi. Ma lo strumento giuridico ed il precedente rimarranno e rischiano di pesare sulla capacità di attrarre capitali, e sull’unitarietà del mercato unico.

Un altro attore in questa partita è la Polonia, che da mesi chiede l’esclusione di Rosneft dalla raffineria di Schwedt e allo stesso tempo spinge affinché venga ceduta una quota all’azienda statale polacca PKN Orlen.

Insomma, fuori i russi, dentro i polacchi. Anche perché la raffineria Schwedt, la cui capacità è già stata ridotta dal 95% al 70%, può essere rifornita soltanto da un vecchio oleodotto di portata ridotta che va dal porto di Rostock a Schwedt o attraverso il porto polacco di Danzica.

Un altro colpo doloroso per le imprese tedesche potrebbe essere la risposta della Russia al sequestro di proprietà russe all’estero.

Il 25 aprile, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto sulla gestione temporanea dei beni stranieri in Russia, al fine di creare un fondo di compensazione nel caso in cui i beni russi vengano sequestrati all’estero. In particolare, Rosimushchestvo diventerà il gestore temporaneo delle filiali russe delle grandi società energetiche, la Fortum (Finlandia) e la Unipro (Germania).

Le leggi sulle sanzioni approvate a Bruxelles d’intesa con Washington non sono sufficienti per boicottare il petrolio russo? E’ necessario creare il grave precedente di un esproprio (mascherato)?

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