Lo sviluppo del sistema fiscale ucraino nel decennio 2020-2030: sfide e prospettive

Economisti ed esperti che analizzano gli sviluppi nei Paesi dell’Europa orientale fanno spesso riferimento all’attuale riforma fiscale in Ucraina. 

Le innovazioni fiscali negli ex paesi post-sovietici sono tra i processi più interessanti per gli economisti, poiché la transizione da un’economia pianificata a un’economia di mercato è una questione estremamente interessante. Pur condividendone molte caratteristiche, il processo è diverso dal modo in cui il capitalismo è stato modellato nei Paesi occidentali.

Alcuni temi dello sviluppo del sistema fiscale nell’Ucraina post-sovietica sono stati trattati nei lavori di S. Johnson, J. McMillan, e C. Woodruff “Entrepreneurs and the Ordering of Institutional Reform: Poland, Slovakia, Romania, Russia and Ukraine Compared” (2000), D. Kaufmann “The Missing Pillar of a Growth Strategy for Ukraine: Institutional and Policy Reforms for Private Sector Development” (1997), A. Aslund “How Ukraine Became a Market Economy and Democracy” (2009), M. Berenson “Taxes and Trust: From Coercion to Compliance in Poland, Russian and Ukraine” (2018). Gli autori hanno esaminato le pietre miliari nello sviluppo del sistema fiscale in Ucraina sottolineando la forte influenza delle tendenze post-totalitarie. Il sistema fiscale dell’Ucraina ha iniziato a formarsi solo nel 1996, quando il presidente Leonid Kuchma ha approvato un decreto “On the Formation of the State Tax Administration of Ukraine and Local State Tax Administrations”.

È chiaro che il sistema fiscale ucraino è ora in una fase iniziale di sviluppo ma è sotto il controllo di “lobby governative”, di strutture non trasparenti e dominato dalla corruzione, che anno dopo anno hanno adeguato il sistema di leggi e regolamenti in modo da trarne benefici. Conseguentemente, il sistema fiscale è diventato un tessuto legislativo favorevole a determinati gruppi di potere strettamente intrecciati con il governo ucraino. Nonostante i cambi di gruppi di potere legislativo ed esecutivo, tale processo negativo ha continuato a persistere durante i 30 anni di sviluppo dell’economia ucraina. 

La presunta lotta alla corruzione e dei crimini fiscali, che l’attuale amministrazione presidenziale a Kiev sembra perseguire, dovrebbe comportare una riforma fiscale che dovrebbe garantire condizioni di parità per tutti i gruppi economici ed investitori. Le decisioni prese dal presidente dell’Ucraina e dal suo parlamento sono cruciali: o peggioreranno la situazione del caos economico degli anni ’90, facendo sprofondare lo sviluppo, oppure daranno carta bianca allo Stato per gestire l’economia del Paese e stimolare la crescita per un breve o lungo periodo.

Milton Friedman, nato a Berehove (ora Ucraina), nel suo libro “Capitalism and Freedom” (1962) ha fortemente sottolineato la necessità di preservare le libertà economiche, politiche e individuali. Friedman sosteneva il liberalismo di mercato quando lo stato sociale e il ruolo normativo del governo fossero al di fuori di ogni critica. 

La situazione in Ucraina oggi è abbastanza paragonabile a quella degli anni ’60 in quanto il paese ha un monopolio parlamentare, i partiti politici non sono ancora formati ideologicamente e organizzativamente e l’opinione di esperti di ambienti universitari e intellettuali ha poca influenza sui politici.

Le attuali riforme perseguite dal governo ucraino potrebbero spingere le imprese e la manodopera fuori dall’Ucraina verso l’Occidente, tra cui la Polonia, la Repubblica Ceca e altri Paesi dell’Europa orientale che necessitano di nuovi afflussi di lavoro e capitale. Un’analisi delle riforme fiscali come l’aumento delle tasse sul tabacco, royalties sull’estrazione mineraria del ferro, nel settore automobilistico e verso altri beni mostra il loro potenziale pericolo per l’economia ucraina nel prossimo futuro.

Per ripianare il bilancio economico, le autorità ucraine intendono revocare la moratoria sull’indicizzazione della valutazione monetaria normativa dei terreni, da cui dipendono l’importo delle tasse riscosse dai produttori agricoli e gli affitti dei terreni. Con la riforma proposta, il governo prevede di ricevere ulteriori 3,4 miliardi di grivna, ovvero più di 100 milioni di euro all’anno. Inoltre, il governo vuole introdurre un’accisa sulla vendita di elettricità verde. Secondo alcuni rapporti, l’imposta può variare dal 3,2 percento al 40 percento. Inoltre, il Ministero delle Finanze ucraino prevede di imporre un’accisa del 5% per le vendite al dettaglio di prodotti del tabacco ai grandi player di mercato. Tutto ciò causerà ancora più problemi economici all’Ucraina, facendo chiudere grandi industrie e cessando progetti di investimento rischiando di diventare l’imposta totale una delle più alte al mondo. 

È da notare che l’Ucraina e l’Italia hanno molte somiglianze nello sviluppo economico e politico, così come un gran numero di migranti che si trasferiscono all’estero in cerca di una vita migliore. 

I due Stati cooperano attivamente in vari ambiti, dal turismo, dall’industria della moda, all’edilizia e alla metallurgia, tuttavia il governo italiano è molto più interessato a migliorare le sue imprese industriali che si trovano principalmente nella regione settentrionale del Paese. Tutto ciò porta a buone prestazioni economiche ma chiaramente c’è una grande differenza tra l’esperienza italiana e quella ucraina nello stimo dell’economia attraverso la tassazione, il protezionismo ei meccanismi di sussidio.

Il governo italiano sostiene progetti e investimenti sostenendo la costruzione di nuovi ponti, parchi eolici, autostrade e nuovi impianti di produzione, inoltre il nuovo piano di rilancio dell’economia italiana prevede un sostegno alle imprese per gli anni 2021-2026 per un importo complessivo di 193 miliardi di euro, di cui 65 miliardi di euro destinati a sovvenzione.

In Ucraina invece si sta introducendo un carico fiscale più elevato, che sarà in grado di togliere l’equivalente di circa 70-90 miliardi di euro dal giro d’affari.

Ovviamente, l’Ucraina, che quest’estate festeggia i 30 anni di indipendenza, è solo all’inizio del suo cammino verso la democrazia, ma gli errori nelle politiche economiche, finanziarie e fiscali possono costare cari al Paese e influire sul suo sviluppo non solo sull’economia ma soprattutto sulla democrazia, se non addirittura portare il ​​Paese sull’orlo del collasso economico, politico e statale.

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