Pandemia e crisi delle imprese. Come ripartire?

di Giorgio Pastorino

 

La pandemia Covid-19 si sta rivelando un’emergenza di sanità pubblica senza precedenti nella storia recente ma, secondo la BCE, provocherà anche uno shock economico estremo all’economia mondiale proprio mentre si iniziavano a cogliere i primi segni di una stabilizzazione.

Per superare la crisi, il nostro Paese, che deve comunque sostenere il peso di un debito pubblico molto elevato e affrontare un possibile calo del PIL annuale intorno al 9%, ha scelto di fornire liquidità alle imprese attraverso finanziamenti a tasso agevolato, che verranno erogati dalle banche a fronte di garanzie prestate dallo Stato.

Nonostante si tratti di uno sforzo notevole a favore delle imprese, è bene che queste ultime, soprattutto se di medie e piccole dimensioni, valutino attentamente l’opportunità di accedere ai finanziamenti garantiti.

In circostanze economiche “normali”, infatti, se i fondamentali dell’azienda sono buoni, il ricorso ponderato a fonti di finanziamento esterne potrebbe innescare un meccanismo virtuoso di crescita.

Un corretto bilanciamento tra capitale proprio e capitale di terzi consente infatti di sfruttare una leva finanziaria, affinché il capitale proprio renda più dell’interesse sul debito.

Il fatto è che il panorama economico e le condizioni di mercato con cui le imprese si dovranno confrontare alla ripartenza, sarà tutt’altro che normale. A causa delle chiusure prolungate o di aperture solo parziali imposte dai Decreti del Governo, ci dovremo attendere fenomeni di ristrutturazione aziendale, crisi occupazionale, possibili interruzioni della catena di distribuzione dovute al fallimento di imprese all’interno della filiera, scarsa liquidità generale.

Durante la pandemia, le piccole imprese potrebbero aver già accumulato debiti consistenti, senza contare che nel mese di giugno arriveranno importanti scadenze fiscali. La liquidità proveniente dai finanziamenti bancari potrebbe perciò esaurirsi velocemente a fronte di un maggior indebitamento dell’azienda, l’impossibilità di utilizzare la leva finanziaria e un rischio imprenditoriale più elevato.

Si potrebbero quindi immaginare ulteriori strumenti, complementari o alternativi, che allarghino la popolazione di imprese beneficiarie e pensare ad un sistema Paese che sia capace di sostenere la ripresa economica.

Potremmo pensare, ad esempio, a:

Un utilizzo più spinto del credito di imposta al fine di diminuire il dovuto fiscale per le imprese che dimostrino di avere subito cali di fatturato con questa emergenza, comprendendo anche quelle che hanno continuato a lavorare perché considerate essenziali.

Bonus affitto esteso a tutte le imprese per tutto il 2020.

Un super ammortamento a fronte di investimenti fatti in azienda e una riduzione dei contributi per il personale dipendente, così da limitare le ristrutturazioni aziendali a discapito dei lavoratori.

La reintroduzione dei Voucher INPS per le piccole imprese: in attesa di una vera ripresa questo strumento garantirebbe di mantenere nel mercato del lavoro soggetti che altrimenti rischierebbero di allungare le liste di collocamento, oltre ad aiutare la ripresa delle PMI.

Revisione degli scaglioni e delle aliquote IRPEF che garantiscano un maggior equilibrio del carico fiscale…

Minori vincoli, con riduzione della burocrazia e dei tempi autorizzativi per le attività commerciali e imprenditoriali. Il “Modello Genova”, spesso citato ad esempio, non dovrebbe avere carattere di eccezionalità, ma diventare la regola nel Paese.

Queste sono solo alcune delle misure consigliabili nell’ambito di uno shock economico che, come ci ha insegnato Milton Friedman, è l’unico a poter favorire un’adeguata espansione economica.

 

Cav. Dott. Giorgio Pastorino

Presidente STS (Federazione Italiana Tabaccai) e

Membro del Comitato scientifico dell’Istituto Milton Friedman

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